…Questi recenti lavori di Scaccabarozzi, sempre senza titolo, sono realizzati tagliando in ordinate forme un familiare e banale materiale, non amato ma pratico i cui usi giornalieri sono consueti. Il polietilene è prodotto industriale di massa, non ha proprietà espressive, è uniforme di colore e di superficie, non possiede nessuna caratteristica dei tessuti di pregiata fibra, nessuna tessitura, e nessuna storia culturale oltre a quella di servire da borse per la spesa o sacchi per rifiuti. E’ intenzione dell’arte in generale di rivelare per trasformazione, e della pittura in particolare di effettuare questa rivelazione trasformando i suoi materiali. Scaccabarozzi attraverso l’intervento sul materiale che ha scelto, lo astrae dall’utilità, dandogli nuova forma, e inserendolo come atto di intenzione artistica nel discorso visuale ,(e dell’architettura). Liberando il materiale dal suo uso quotidiano, permette allo spettatore di leggerlo in una nuova luce; in modo realistico e metafisico insieme.
Non c’è nessun aspetto socio-politico in questo atto di trasformazione: il polietilene in questi lavori non è un materiale “povero” riscattato con l’arte, nessuna associazione poetica che ricordi l’uso della tela di sacco, ferro e catrame, i sacchi e l’immondizia dell’arte povera. E’ quello che è e niente altro, un semplice materiale libero da riferimenti. La sua rivelata “bellezza” non è una proprietà inerente o una associazione sentimentale, ma un contributo conferitogli dalla determinazione estetica dell’artista. Le sue qualità, di immagine-oggetto sono percepite indipendentemente dal suo inteso valore-utilità precedente. In effetti, le proprietà che definiscono l’oggetto d’uso, al di là del suo colore, (come lo spessore, la resistenza, la durabilità, ecc.), sono senza interesse per l’amatore di oggetti d’arte. E’ la specifica natura del materiale che serve perfettamente alle intenzioni artistiche di Scaccabarozzi.
In primo luogo non ha nessuna portata ideologica; neutro e anonimo, è privo di carica affettiva. I suoi colori sono definiti chimicamente. E l’artista non ha alcuna preferenza di uno o dell’altro, poiché non esige alcuna funzione descrittiva o evocatrice. Paradossalmente, questo ha l’effetto di fare di ogni colore sorpresa nella sua nuova manifestazione, ogni taglio, riflette o assorbe la luce in direzioni lievemente diverse: questi sono effetti sui quali l’artista non ha né il potere né il desiderio di esercitare il controllo. Significativamente, Scaccabarozzi interviene sul materiale con la tecnica del tagliare in negativo, una procedura di sottrazione di materiale che crea l’opera. E’ stupefacente quanto il polietilene si adatti a tale proposito: tagliare e semplicemente appendere su un filo teso fra due chiodi. Scaccabarozzi scegliendo questo materiale, si libera dalla costrizione di decidere in rapporto al colore e alla materia. L’artista ha semplicemente tagliato e appeso: allo spettatore è affidato l’incarico di creare significato basandosi sul materiale, sul colore e sulla forma. (A tale proposito questi lavori sono categoricamente differenti dalle carte.
MEL GOODING Luglio 2000
* In questo saggio scrivo che Scaccabarozzi è un pittore, scegliendo di guardare i suoi recenti lavori di polietilene come una estensione della pittura monocromatica e come essendo perfettamente coerenti con il materiale che concerne le sue pitture meno recenti, rivolgevo la mente alle descrizioni di Matisse sulle sue ultime carte ritagliate, dove diceva: “Disegnare con le forbici”.