EKLEIPSIS
Ci sono degli argomenti, delle richieste urgenti, assolute che percorrono il lavoro di Antonio Scaccabarozzi fin dagli anni settanta e ritornano periodicamente in tutte le sue opere.
Il bisogno di trasparenza, per esempio, espresso nelle stesure di acquerello su carta, di quantità di colore su vetro, di inchiostro su fogli di polietilene, che spinge l’artista di stringere un decennale sodalizio con il materiale che chiamiamo genericamente fogli di plastica o “le plastiche”. Questo materiale che si trova già colorato in commercio, trasparente , leggero, docile, non aspetta che essere nobilitato, rivalutato, abilitato, dalla volontà e dalle intenzioni dell’artista.
Le Banchise ,unità misteriose, glaciali, sinuose e ieratiche nello stesso tempo altro non sono che fogli di plastica sovrapposti, a strati come le vere banchise dell’Artico, fatte di strati di ghiaccio, aria, colore tenue e sfuggente. E come loro le Banchise dell’artista , appese sul muro con un sottile filo di nylon, flirtano con la luce e disegnano su se stesse forme mutevoli, rugose o lisce in continua trasformazione.
La presenza-assenza, l’evidente e il nascosto sono anch’esse problematiche che accompagnano l’artista fin dall’epoca delle Prevalenze. Anche nelle Quantità di vinilico su tela le quantità (appunto) del colore giocano a rivelarsi ed a nascondersi ma è nelle Ekleipsis che il gioco diventa più chiaro ed evidente: Il foglio di polietilene di colore totalmente differente, viene a coprire quello che sta sotto ma lasciandolo intravedere. Qui l’artista chiede la tacita collaborazione del materiale stesso che, svolazzando, glissando discreto e silenzioso lascia sempre intravedere il colore eclissato. Le opere vengono appese sul muro sempre con fili di nylon e chiodi abbastanza lunghi in modo da far emergere la loro particolarità.
Anche nelle Velature, ultimo ciclo di opere dell’artista, il colore “nascosto” o per essere più precisi , velato, quello che viene per primo steso sulla tela, non smette mai di essere presente, non si mescola con quello applicato successivamente ma coesiste. Profondità e trasparenze rimangono presenti, anzi sono volute e ricercate attraverso la padronanza del mezzo, cioè del colore. Nulla sembra lasciato al caso. Antonio Scaccabarozzi, che attraversa l’arte programmata e l’arte concreta per approdare ad un suo personalissimo minimalismo lirico, rimane fedele alla sua originaria volontà di controllare la sua emozione senza però togliere dalle sue opere la poesia dell’inaspettato.