LETTERA APERTA AL PERIODICO ON LINE "ARTRIBUNE"
Quando Antonio Scaccabarozzi (Merate 1936 – Santa Maria Hoe’ 2008), mio marito, morì in un incidente stradale nel 2008 e venni a sapere che mi aveva designato come suo erede “universale” non ebbi subito la percezione esatta del significato di quel gesto. In mezzo a un dolore immenso, sordo e continuo, sentivo che si trattava di una cosa importante ma solo col lento e tormentoso, passare dei giorni ho cominciato a intuirne anche l’enorme responsabilità.
Scaccabarozzi non era un artista “famoso” e nemmeno tanto “quotato”. Aveva creato un suo esiguo mercato essenzialmente in Germania, dovuto alle gallerie con cui lavorava ancora, mentre in Italia, dopo un discreto successo grazie alla Galleria Lorenzelli di Bergamo (alla metà degli anni 70) e la stima che manifestava per lui il grande amico Antonio Calderara, veniva gradualmente dimenticato. Anche se le sue amicizie artistiche, basate su progetti espositivi comuni, in passato, erano di primo ordine e il rispetto e la stima, vera stima, per lui da parte di molti artisti importanti, di critici, di teorici e di galleristi erano grandi, sincere e testimoniate da me. Antonio Scaccabarozzi veniva, nei primi anni del 2000, invitato solo a mostre estremamente marginali… ma continuava a lavorare e ad evolvere, secondo lui ovviamente, dai primi anni 60 all’agosto del 2008. Scaccabarozzi non ha fatto altro che essere un artista e non ci teneva assolutamente a fare altro; per lui, vivere del suo lavoro, solo quello che al momento creava, non quello che aveva in passato prodotto, era l’unico modo di esistere. Viveva completamente dedicato alla sua arte.
Ho raccontato in breve questo essenziale background per far capire che io, ora, ero l’”erede universale” di un artista che ha prodotto molto, che ha venduto molto, ma che, paradossalmente, era fuori da quello che si chiama” mercato” e che io, anche per amore e rispetto, dovevo far riemergere! Immagino che molti eredi di artisti si possano riconoscere nel racconto di questa situazione.
LE SIRENE DEL MERCATO
“Far riemergere” non significa solo “vendere” le opere per campare o, come mi indicavano in modo fermo e a volte perfino offensivo alcuni personaggi, “vivere meglio”. Nel mio caso c’era anche la convinzione reale del valore dell’artista dato che io, fino all’età di allora, sia per studio che per lavoro, non ho fatto altro che studiare i percorsi degli artisti. Questa convinzione non poteva e non doveva per forza coincidere in modo automatico con l’affermazione dell’artista sul mercato. Capisco benissimo parenti ed eredi di artisti che si trovano in una situazione analoga e che non hanno nemmeno i mezzi -essenziali – della mia valutazione.
Come fare? Attorno a te hai tante “sirene” che in modo di solito sommario, sperimentale e comunque assolutamente non scientifico, ai limiti del truffaldino, cercano di convincerti di “cedere” o di voler “ritirare” per “lanciare” attraverso “operazioni”…. Non so quale angelo mi ha preservato dal commettere tali colossali errori, di non cascare in queste trappole lusinghiere ma riesco a capire e provare empatia per chi cede per stanchezza, per bisogno, per incompetenza, per faciloneria e non sempre per avidità.
GLI ARCHIVI
La parola Archivio ha magicamente illuminato la mia strada un paio di anni dopo la morte di Scaccabarozzi, e se devo essere sincera è stata lanciata come idea da realizzare proprio da una galleria di giovani e non dalle gallerie storiche di Scaccabarozzi situate soprattutto in Germania. Non finirò mai di ringraziarli per la delicatezza e l’intuizione che hanno avuto nei confronti dell’artista! Sicuramente ai tempi, né questi giovani e né tanto meno io avevamo le idee chiare su cosa fosse un Archivio, quanto lavoro, tempo, denaro e infine dedizione richiedeva. È passato un altro anno per capire che non poteva essere solo un servizio di autenticazione delle opere di mio marito e di qualche occasionale vendita di un periodo che veniva chiamato, non da me, “storico” prima ancora di tentare una storicizzazione vera dell’artista! Già, storicizzazione, valorizzazione, ma come si potrebbe arrivare a realizzare questi percorsi solo esponendo i lavori in galleria o nelle fiere o ancora nelle aste? Dopo aver sentito varie versioni anche contrastanti su cosa sia un Archivio e soprattutto su come si organizza ed avendo, per mia grande fortuna a disposizione il magnifico Libro Mastro di Antonio Scaccabarozzi, dove tutto il suo operato era stato annotato dall’artista stesso, mi sono decisa a fare delle scelte radicali.
IL SENSO DI UNA VITA
Senza la pretesa di diventare uno specialista, uno pseudo-scienziato, mi sono messa a studiare, volevo solo scoprire il senso del mio patrimonio prima ancora di vederlo completamente mutato, forse, in denaro. Per fare questo mi servivano gli strumenti e ovviamente dei collaboratori esperti che in quel momento non potevano essere i mercanti. Comunque, mi sono messa alla guida del mio Archivio. Accettando rischi e assumendo la responsabilità. L’Archivio di un artista è il mondo magnifico del suo pensiero. Non solo sono le sue opere per ordine cronologico e tipologie, non sono solo le chiavi che possono introdurlo nel mercato dell’arte o tenerlo per sempre o per varie stagioni fuori, ma è la vita, giorno per giorno, un infinito acquerello della sua anima. L’Archivio comprende opere che, forse, non potranno mai essere vendute (o non dovrebbero), ma che meritano di essere viste, studiate, valutate per il pensiero che le ha fatte nascere. L’Archivio comprende TUTTA l’opera dell’artista, non c’è da scegliere periodi che “vanno” o opere facili da appendere sul muro!… L’Archivio è fatto di disegni di tante cose, di gioie, di sofferenze, di dubbi e di noia. Ci sono parole scritte, scarabocchi, nuvolette, liste della spesa, niente è banale, è proprio sulle liste della spesa che risultano le tipologie dei colori e di altri materiali, tutte informazioni preziosissime di cui sono golosi, giustamente i restauratori delle opere! Ci sono lettere di amici, di amori, di creditori, di collezionisti e galleristi, di direttori di musei, testimonianze, prove, storia, STORIA…E ancora liste infinite dei libri che l’artista leggeva e i punti che sottolineava, dei dischi di musica che ascoltava, i biglietti dei viaggi che decideva di fare, delle montagne che scalava e delle erbe che gli piaceva cogliere…
Anastasia Rouchota-Scaccabarozzi