Prevalenze
“Prevalenze” è il titolo che Scaccabarozzi ama dare ai lavori cui attualmente si dedica. Un titolo ambiguo quant’altri mai, nel suo precisare una condizione ma non il soggetto o i soggetti della condizione stessa.Che cosa, infatti, prevale in queste tavole, ad esempio? La struttura di base, sempre uguale nei sei fogli? Oppure il continuo variare degli effetti percettivi dato dal modificarsi delle qualità dei grigi e della misura dei punti? Il ribaltarsi negativo-positivo o la persistenza della medesima costruzione? E nella successione virtuale di piani prodotta dal mutare di grandezza e luminosità, è il fondo ad imporsi, o il primo piano, o quelli intermedi? Ma quali sono poi il fondo, il primo piano, quelli intermedi? E si potrebbe continuare.
Ne risulta una stimolante ambiguità di situazioni, accentuata dal porsi di tutta l’operazione intorno a soglie percettive minimali, che rende il processo di decifrazione dell’immagine e della sua polivalenza tutt’altro che agevole, in contrasto singolare – ecco un altro non secondario motivo di interesse – con l’apparente tranquillizzante ovvietà offerta al primo sguardo, cui contribuisce il rigore della distribuzione strutturale, esattamente calcolata, come è subito avvertibile. Non però attraverso moduli statici applicati convenzionalmente, secondo una logica di tipo compositivo: ma con il ricorso a sistemi di sviluppo, ove l’accento è sullo svolgersi del processo non meno che sulla sua organicità.