La velatura è passata di moda. Apparentemente.
Essa è una tecnica appartenente alla nobile storia della pittura così come a quella più quotidiana della decorazione, ed è stata mio malgrado malamente bistrattata negli ultimi anni, per varie ed eventuali non sempre sensate.
La velatura è una tecnica antipatica: serve molto tempo per padroneggiarla, tanto impegno, e necessita di compiere un passo indietro rispetto all’estro artistico.
La velatura è trasparenza, un gioco di vedo non vedo; è una signora elegante che sa di piacere; una brava ragazza un po’ stronza che ti dice sì.
In breve, la velatura non è di moda perché non può essere momentanea: il suo animo è antico.
Antonio Scaccabarozzi (1936 – 2008) attualizza la velatura attraverso il mestiere, la tecnica: acrilici, inchiostro, polietilene; stesure ampie e iniezioni; colori azzurrini. L’azzurro è il colore del cielo, una sostanza che di per se stessa è composta di velature di gas -azoto, ossigeno, argon, neon…; l’azzurro è il colore del mare, sfumato e velato dalle spesse correnti marine. Non a caso la mostra Introduzione al vuoto ha per sottotitolo L’azzurro non si misura con la mente.
Il pittore Scaccabarozzi è anzitutto un pittore concettuale e potremmo spaccarci la testa su tutti i sottintesi ma romanticamente l’opera trova la propria compiutezza nello spettatore ed in quest’ottica il ragionamento rotondo di un’anima romantica si trova nella pittura stessa. Il senso d’infinito che dà la velatura è lo stesso senso d’infinito del colore azzurro, e la trasparenza della plastica lotta contro il white cube, e pretende il Cielo in una stanza, come da celebre canzone. Anche i titoli delle opere sono ferocemente pittorici, in senso materiale: Quantità di azzurro su rosso, Volume, Immersione parziale in Colore Acrilico, e così via.
Alla Nuova Galleria Morone di Milano dov’è allestita la mostra, si trovano anche opere diverse, più schiettamente costruttive, ma detto chiaro e tondo: il pittore qui gode. Gode perché trova un riscontro del proprio amore in un altro, il sentimento è palpabile, avvolgente. Naturalmente serve un pizzico di concentrazione, la pittura è sempre più mentale che fisica, da che mondo è mondo.
Non è il gancio di Mike Tyson, diretto e potente, che appartiene alla scultura quanto piuttosto lo spogliarello lento e raffinato di Dita von Teese.
INFO
Antonio Scaccabarozzi. Introduzione al vuoto, sino al 24 Aprile
A cura di Elisabetta Longari presso Nuova Galleria Morone Via Nerino, 3 Milano
Veronica Benetello per 9ArtCorsoComo9