Antonio Scaccabarozzi- Il suo lavoro
Antonio Scaccabarozzi è nato nella città di Merate, a nord-est di Milano nel 1936. Si è diplomato alla Scuola di Arte Applicata al Castello Sforzesco di Milano frequentando i corsi dal1954 al 1959. l suoi studi avvenivano quando nell'Europa Occidentale dominavano le correnti dell'ar te informale e della astrazione lirica, mentre in molte aree nascevano altre controtendenze che ne avrebbero segnato il futuro.
All'interno del movimento informale si esprimevano v rie contraddizioni, come per esempio la tendenza concreto-a stratta e la tendenza figurativa.
Nel 1960, comunque, è nato il primo movimento di successo, formato da giovani artisti che si opponevano ai gesti spontanei, all'immaginazione soggettiva e alla casuale struttura della scuola dell'lnformale. E' in questo periodo che si formano numerosi gruppi artistici. Questi non erano soltanto un'espressione del nuovo, dell'inquietudine, democraticamente basata sulla pluralità, ma anche una indicazione del bisogno di allontanarsi da vecchie e sorpassate posizioni, tramite nuovi concetti artistici'. Una dozzina di gruppi di giovani artisti si sono formati fra il 1959 e il 1965 ed essi erano l'evidenza di un'atmosfera di porte aperte verso tutte le direzioni dell'attività creativa e produttìva in Italia. Il Gruppo T con Gianni Colombo si è costituito a Milano nel 1959 e due anni dopo il Gruppo Continuità con Argan, Dorazio, Fontana e i· due Pomodoro.
La formazione di nuove attive cellule non era un fenomeno isolato, ma Europeo se non internazionale. Mentre Pierre Restany propagava il Nouveau Realisme a Parigi nel 1959, i protagonisti del Gruppo Zero di Dusseldorf formulavano i loro punti di base. Altri gruppi si erano formati: in Germania il Neue Gruppe Sardi Saarbrucken, in Olanda il Gruppo Nul che avevano deciso di doppiare il movimento artistico che avrebbe rotto con l'informale, Nouvelles Tendences. Queste etichette collettive avevano però lo svantaggio di generalizzare. Nouvelles Tendences aveva vari punti di partenza che si riflettevano nel diverso risultato visivo. Nella base comune c'era l'importanza data all'attitudine di cominciare con un impeto innovativo, con l'intenzione co sciente di sostenere il peso della tradizione per determinare le· condizioni di base dell'arte e della percezione visiva. Volevano ricominciare, volevano esplorare le fondamenta. Proprio come lo stato subconscio e psicologico, fonte misteriosa dell'ispirazione creativa fu il centro dell'interesse artistico, così adesso lo stesso veicolo è diventato il soggetto di una investigazione estesa. Logica e sistemi, trasparenza e misurabilità, sono diventati fattori di definizione all'interno dell'espressione creativa il cui approccio analitico sarebbe difficile immaginare senza la conoscenza di metodi usati nelle scienze naturali.
In quegli anni, nel 1960 Scaccabarozzi ventiquattrenne ha lasciato Milano, allora centro dell'avanguardia Italiana, per andare a vivere a Parigi per cinque anni. In quel tempo viaggia molto in Olanda e in Inghilterra. Agli inizi degli anni sessanta Parigi è ancora il centro cosmopolita mondiale dell'arte internazionale, il depositario del nuovo e dell'avant-garde. Il giovane Scaccabarozzi prima ha sviluppato uno stile non figurativo dove gli elementi gestuali indicavano un orientamento verso la tradizione dell'astrazione lirica (Mondonico n. 11, 1962). Questo stile di pittura emozionale, da quello che possiamo accertare dalle poche fotografie di opere dei tempi di Parigi - erano solo una fase transitoria per altre, contrarie mete. A Milano dove Scaccabarozzi è ritornato nel 1965 ha sviluppato uno stile di pittura nel quale l'elemento individuale espressione di soggettività, veniva abbandonato a favore di una razionalità sintonizzata con una concezione oggettiva di lavoro. Le opere eseguite tecnicamente in modo convenzionale, a partire dal 1966 riflettono la sua intenzione a rendere impersonale il lavoro artistico. 0gnuna di esse è una sorta di istante neutralizzato in un contesto di studio, passo dopo passo nel quale sono in questione le condizioni fondamentali della pittura. Questo approccio sperimentale e il trattamento diretto di materiali pittorici collega Scaccabarozzi ad altri artisti Italiani come Fontana, Manzoni, Castellani, Colombo..
A partire dal 1966 dipinge una serie di varie tematiche, a dimostrazione sia della logica costruzione che dell'universalità del disegno concettuale. Scaccabarozzi ha esplorato questioni fondamentali di estetica che erano ricorrenti nel Mac (Movimento per l'Arte Concreta) di Milano fin dal1948.
Equilibrio Statico "Dinamico
La prima serie di lavori esplorano l'equilibrio fra gli elementi statici e dinamici dell'immagine dipinta. Equilibrio Statico Dinamico del - 1966 è ancora basato sul modo di dipingere della tradizione astratta. "Diagonale" (Fig. 13) dello stesso anno, è una pittura su tela rettangolare che ha la superficie dipinta da due toni (chiaro-scuro) che formano una linea diagonale di separazione che va dal lato superiore sinistro al lato inferiore destro. La meta destra è dipinta - di un monocromo grigio mentre la metà' sinistra di un bianco paglierino. Una struttura molto semplice è usata per mostrare alcune questioni di importante senso estetico; l'identità della forma e le condizioni della sua relatività. Il rettangolo diviso da una linea diagonale contiene due triangoli identici, uguali nel formato, nella superficie, negli angoli. Quello che li contraddistingue è la loro posizione nel rettangolo. Il triangolo bianco a sinistra sta alla base e agisce da fondamento. Appare assestato con le sue qualità dinamiche aperte verso l'alto. Il triangolo grigio, oscilla in un punto e da' la sensazione opposta di movimento e di instabilità. Questo succede anche perché questo grigio evoca una sensazione di peso e di calma mentre il bianco immateriale evoca sensazioni di non peso, di incorporeità. Un altro fatto è degno di attenzione. Che relazione c'è tra i due triangoli ? Sono entità uguali, posti una accanto all'altra, oppure il grigio sta contro uno sfondo che assomiglia a un triangolo. Conseguentemente Scaccabarozzi tratta qui temi di visualizzazione della relazione delle parti fra loro e in rapporto con l'insieme, tratta con il peso dei toni e la posizione loro assegnata, questioni di forme che esplora ripetutamente anche in altre serie di lavori. Nei due lavori monocromi Diagonale e Profilo eseguiti un anno più tardi Scaccabarozzi fa un ulteriore passo avanti. Il rettangolo blu, di piccolo formato, Diagonale (Fig. 12) è ancora diviso diagonalmente, questa volta nella direzione che ·noi usiamo per scrivere, dal lato sinistro inferiore verso la parte alta a destra e crea una sensazione di ascesa, di dinamicità lineare. Mentre la parte sinistra dell'opera con la sua superficie liscia e monocroma pare galleggiare tranquillamente, la parte destra . ottiene persino un ritmo per via delle co ste verticali della carta. Tutte e due hanno delle somiglianze con il Diagonale del 1966 menzionato prima. Il materiale, la forma e la superficie sono identiche. La differenza è che in questo caso anche il trattamento del colore è diventato uniforme, monocromo. La differenziazione delle due metà, una vaga e più statica e l'altra viva e piena di colore, avviene soltanto dal cambiamento della struttura della superficie usando tutte e due i lati dello stesso materiale. La superficie rigata attiva la luce e fa in modo da rompere il colore blu in vari toni. L'uso giocoso di entrambi i lati, l'esplorazione della relazione degli effetti e della loro influenza interattiva, appare qui per la prima volta e riapparirà più tardi.
Profilo (Fig. 11) già citato, giustappone due campi rossi dello stesso formato. Anche la sensibilità di questo lavoro, ha a che fare con il complesso equilibrio di elementi statici e dinamici. Quando l'osservatore cerca di mettere insieme le due parti dipinte che si presentano separate da uno "scompenso" verticale, si rende conto quali sono le caratteristiche che rivelano non solo le differenze, ma anche l'indipendenza delle due parti. l toni rossi sono così vicini che si potrebbe pensarli fusi in un· unico colore, ma sono anche abbastanza differenti da non poterli considerare appunto una unità omogenea. Entrambi le parti hanno una struttura distinta. La parte sinistra con i suoi bordi diritti e precisi, appare stretta e sigillata ermeticamente. L'altra parte con i bordi irregolari pare aperta e variabile. C'è un'interazione fra loro, una tensione, con poli di attrazione e di repulsione.
Strutturali
Le opere menzionate precedentemente riguardavano le relazioni di superfici monocromatiche. Nel 1969 Scaccabarozzi ha lavorato con oggetti in rilievo dove il punto, elemento costituente la struttura rappresenta il centro dello studio. l monocromi o i policromi rilievi costruiti in legno, .che incorporano le modulazioni della luce, saranno seguiti da piccoli tondi tagliati nella tela e sollevati dalla superficie. Per esempio in Sovrapposizione e Rotazione sulla Orizzontale, 1973 (Fig.14), e' stato usato .un quadrato di base organizzato con tondini tagliati e sollevati dalla superficie della tela in modo da proiettare varie ombre ovali. Solo quando l'osservatore guarda l’opera da vari punti di vista, e in relazione alla diversa luce della giornata, può rendersi conto delle vaste possibilità percettive che offre. Più elementi dinamici contiene la struttura, più il risultato dipende dalla loro attivazione percettiva. Il ciclo di lavori intitolati Strutturali, si conclude con strutture senza rilievo fatte da punti dipinti, colorati, che si chiamano Prevalenze. In una brochure del 1976 della Gallerie Lydia Megert, Luciano Caramel scriveva: "... Che cosa, infatti, prevale in queste tavole, ad esempio? La struttura di base, sempre uguale nei sei fogli? Oppure il continuo variare degli effetti percettivi dato dal modificarsi delle qualità dei grigi e della misura dei punti ? Il ribaltarsi negativo - positivo o la persistenza della medesima costruzione? E, nella successione virtuale di piani prodotta dal mutare di grandezze e luminosità è il fondo ad imporsi, o il primo piano, o quelli intermedi ? E si potrebbe continuare.
Misurazioni
Nel 1979 i problemi principali della relatività e del molteplice significato dei sistemi razionalmente ordinati, che fanno capo agli Strutturali, sono seguiti, logicamente si può dire, da esplorazioni sul significato della misura, sulle proporzioni, sulla misurabilità in generale.
L’opera Misura reale Misura rappresentata del 1979 (Fig. 16) è un esempio iniziale di questi lavori. Una porzione di natura le cui dimensioni sono trasferite nella riduzione fotografica e poi presentate in correlazione con le misure reali. La discrepanza fra la misura effettiva della proporzione rappresentata, e la realtà del vero spazio, diventa evidente. L’osservatore è chiamato a non usare solo la ragione e la razionalità come metro di tutte le cose. Scaccabarozzi dà un'occhiata critica alle '.'proporzioni" in tanti modi diversi. Tramite l'esperienza e la 'distanza poetica' una verità evidente, senza forma e senza qualità diventa nobiltà estetica. Mentre le dimensioni come unità neutrali, possono determinare le caratteristiche del lavoro artistico, la ‘poetica della distanza' significa un approccio particolare, con il quale possono essere esposte le contraddizioni. Nel 1980 Scaccabarozzi ha scritto su questo argomento: "L'ultima di queste esperienze è intitolata Iniezioni Endotele che tratta la misura paradossalmente in unità di volume iniettando nella tela quantità di colore diluito, che per assorbimento si trasforma in superficie. Altro paradosso è quello della misura-volume messa in crisi dal risultato visivo. Ad esempio, poniamo di iniettare 25 cm3 di colore nella tela con una sola iniezione ne risulterà una quantità di colore. lniettiamo ora l'equivalente in misura, 25 volte 1 cm.3. Il risultato che avremo ottenuto, visivamente non risulterà equivalente come ci aspettavamo".
Anche se questi lavori sono impregnati di serietà filosofica, irradiano comunque una sensibile reminiscenza delle pratiche alchemiche. Il risultato pittorico oscura il punto di partenza concettuale (Fig. 18, .1 9). L'abbondanza di blu che scorre sulle tele e si estende in campi con bordi delicati o tinge in un modo lussuoso e affascinante. L'estensione del colore sembra essere·· un processo dinamico solo momentaneamente interrotto. Scaccabarozzi mostra chiaramente come tramite vari processi, le misure convenzionali cambiano se confrontate con l'esperienza poetica. Dipinge inoltre linee rette parallele, tracciate a mano, registrando un percorso imperfetto dovuto alle condizioni oggettive. In altri lavori cerca di quantificare il tempo sopra una superficie, rappresentandolo con una serie di strati sovrapposti, di parole dipinte, dove il passato e il presente emergono da un ambito spazio-tempo. La densità crescente delle parole, porta.ad una sempre più profonda gradazione nel tempo e nello spazio. Scaccabarozzi indaga le relazioni tra il peso reale del pigmento e la capacità della sua decifrazione visiva. Frammenti di colore secco, di uguale peso, sono incollati sulla tela in un ordine ortogonale, rivelandola loro differente estensione, la loro densità, luminosità, forma ,(Fig. 17).
Quantità
Il titolo si riferisce semplicemente a una serie di lavori iniziati nel 1983, nei quali viene trattato il rapporto reciproco fra quantità di colore e area dipinta. La quantità di colore e la sua espansione formale · dipendono dall'azione, dal· processo motorio. In queste opere predomina il monocromo, la densità o la trasparenza del colore e sono .espressione del potenziale energico, del movimento del dipingere che .definisce la struttura. Nel punto dove il pennello ha toccato per la prima volta, il pigmento si è ristretto e sprofonda dal blu al nero. Al punto dove il pennello tocca con leggerezza, l'intensità del colore diminuisce e svanisce in una pallida traccia. Questo è reso più evidente ai bordi delle aree colorate, dove il movimento del pennello leggermente in diagonale, è ben visibile. Qui le differenziazioni della densità del colore sono particolarmente ricche e la. quantità colpisce il dipinto come potenziale, come energia, come la qualità stessa.
Le prime Quantità (Fig. 21, 23, 27) un leggero, flessibile, sottile foglio di plastica trasparente elevato a fini artistici per la prima volta, dopo un uso sporadico da parte della Pop Art. La plastica è un materiale povero e di breve uso. Le sue qualità limitate e senza pretese riflettono i concetti material-estetici dell'Arte Povera. Il foglio di Polietilene, trattiene una specifica quantità di colore sulla sua superficie, dopo il primo tocco di pennello, avviene immediata una saturazione che non permette ripensamenti. La superficie· dipinta definisce la quantità di colore, che deve essere- applicato rapidamente e con larghi movimenti per formare un'unica unità. Il foglio di Polietilene leggerissimo, all'inizio aderisce al muro, per via delle cariche elettrostatiche... "... fino a che col . tempo, per la rimanenza sul luogo, nei cambiamenti di temperatura, si distacca dalla parete e si forma una propria corporeità, come qualche- cosa di organico, sviluppa pieghe e onde che si risolvono in rispecchiamenti incolori di luce o riflessioni" del colore" (Cristine Brunner,1986). Contemporaneamente alle plastiche Scaccabarozzi ha eseguito acquerelli di grande formato, pitture acriliche su tela e su carta, nei quali un secondo colore interviene, stendendosi sopra un altro colore sottostante, evidenziando il movimento dell'applicazione piana del colore che ne costituisce la struttura, e la forma (Fig. 24,25).
l primi giornali dipinti sono apparsi nel 1987. Il colore usato è una vernice semitrasparente, che fa trasparire la stampa del 'giornale sotto il colore, sviluppando una situazione coloristica particolare. l bordi del giornale, le zone stampate, le linee parallele, le colonne· dell'ordine tipografico, ottengono un nuovo significato, essendo per così dire assorbiti in una condizione- di colore, assumono un nuovo valore, liberati dalla banalità e dalla effimera condizione della notizia giornaliera. Anche per i giornali del 1989, la questione è l'omogeneizzazione della visione generale, l'equilibrio pittorico-poetico fra due forze opposte.
Essenziali
Dal 1990 Scaccabarozzi lavora a corpi pittorici senza supporto (Fig. 26,28,30,34). Sono lavori liberi, flessibili, la loro unicità rende impossibile la classificazione in categorie tradizionali di pittura o di rilievo. Negli Essenziali il colore si è staccato dal suo campo naturale (supporto) ed è diventato indipendente. Quello che vediamo è il puro materiale, è il colore come essenza della pittura. Il colore è trattato in modo spesso con la spatola, formando una superficie manocroma di marcato rilievo. Ogni colpo di spatola assorbe e conserva il movimento al quale deve la sua esistenza di energia creata. La scoperta dell'energia potenziale della plasticità del colore non è nuova, ma, né i rappresentanti dell'Ecole de Paris, né il Cobra Group erano riusciti a dare una funzione ulteriore di quella specifica. Non è un tema in se stesso l'oggetto centrale della pittura. Si potrebbe tentare di descrivere gli Essenziali di Scaccabarozzi come pittura assoluta, se il termine non fosse già stato utilizzato. Ci porterebbe indietro lungo il sentiero della autoriflessione, al punto di partenza, dove si rivelano le fondamenta dell'estetica elementare.
Wolfgang Vomm
Traduzione dall'inglese di Natascia Rouchota
[Catalogo prodotto con le gallerie Hoffmann, Friedberg, D. e Katrin Rabus, Bremen, D.]