Uno sguardo infinito e misurato.
"Guardo ancora qua e là, poi rientro con lo sguardo. Ho giusto il tempo per rendermi conto di aver osservato la scena attraverso una tendina trasparente, il vetro della finestra, la zanzariera, la ringhiera di ferro battuto, senza accorgermi della loro presenza".
Antonio Scaccabarozzi
Fra i molti scritti e pensieri di Antonio Scaccabarozzi quello sopra riportato, nella sua semplicità denotativa, è sempre stato per me uno dei più illuminanti rispetto alla sua vita e alla sua poetica.
Quante volte nasce un artista ?
Gino Severini, per esempio, riteneva di essere stato partorito due volte: biologicamente era nato in Toscana, a Cortona nel 1883, ma fu diversi anni dopo, nel 1906, che si sentì un germoglio di creatività nell'incandescente clima culturale della Parigi d'inizio secolo.
Se pensiamo a quante sono le storie che s'intrecciano nell'esistenza di un artista, non possiamo !imitarci a individuare solo un paio di nascite e, nel caso specifico di Antonio Scaccabarozzi, oserei affermare che ci fu un'epifania ogni volta che il suo sguardo limpido e indagatore si andò a posare su un dato della realtà.
Lasciar vagare gli occhi in libertà, per scrutare con curiosità il mondo e poi "rientrare con lo sguardo", ovvero prendere coscienza dei dati sensibili e materici della realtà: la stoffa, il vetro, il ferro c'è ancora la quantità, lo spessore, la misura.
Da questo modo di procedere nasce l'alchimia del suo personalissimo stile: magia e stupore nel guardare, analisi e metodo nel trasporre il suo pensiero nella creazione
Per Antonio Scaccabarozzi un importante stimolo all'operare fu anche il grande bagaglio di ricordi dei suoi primi anni di vita e dell'adolescenza: negli Strutturali, dove ad essere indagata è la struttura dei punti, riaffiora nella mente dell'artista la parte posteriore del martello usato dal nonno ciabattino, con il quale aveva passato i primi anni dell'infanzia; nella ricerca cromatica delle Velature è distintamente presente il Giallo di Napoli Rosato, ricordo dello zio pittore che dipingeva le nuvole di questo colore.
Con la mostra organizzata da Artee20, Merate vuole rendere un sincero omaggio ad Antonio Scaccabarozzi che, nato in questa città nel 1936, continuò a vivere nel territorio meratese.
La sua ansia di conoscere e di sperimentare lo spinse ben lontano dai confini della Brianza: i molti viaggi, le esposizioni in Svizzera e in Germania, il dialogo costante con gli amici e colleghi Antonio Calderara, Gianni Colombo, Dadamaino, Grazia Varisco sono momenti fondanti della vita e del percorso creativo di un artista il cui lavoro non si presta ad essere etichettato e racchiuso in facili definizioni.
La selezionata scelta di opere presenti in mostra, provenienti da collezioni private meratesi, evidenzia il lavoro di un artefice che, nella diversità delle serie prodotte - gli Strutturali, le Prevalenze, le Quantità, le Velature- ha saputo condurre con originalità una convincente ricerca condotta sul filo della coerenza.
La mano e la mente di Antonio Scaccabarozzi hanno saputo mantenersi lontano dai modelli usuali della produzione artistica e le sue opere, con levità e misura, si sono depositate nel firmamento del mondo dell'arte, non per dare risposte, ma per continuamente interrogare sul mestiere della pittura e sul senso più vero e riposto della sua significazione. Sollecitato dalla duplice sfida di vedere e d'intendere, l'occhio dello spettatore viene costantemente solleticato dalle creazioni, non semplici e mai banali, di Antonio Scaccabarozzi, sull'onda della consapevolezza che l'arte, quella seria, è qualcosa di scomodo, che fa pensare e che mette in discussione
Elisabetta Parente