• 2000 - Materiau : couleur, Centre Regional d'Art Contemporain, Montbéliard

ANTONIO SCACCABAROZZI

Questi recenti lavori di Scaccabarozzi, sempre senza titolo, sono realizzati tagliando in ordinate forme un familiare e banale materiale, non amato ma pratico i cui usi giornalieri sono consueti. Il polietilene è prodotto industriale di massa, non ha proprietà espressive, è uniforme di colore e di superficie, non possiede nessuna caratteristica dei tessuti di pregiata fibra, nessuna tessitura, e nessuna storia culturale oltre a quella di servire da borse per la spesa o sacchi per rifiuti. E’ intenzione dell’arte in generale di rivelare per trasformazione, e della pittura in particolare di effettuare questa rivelazione trasformando i suoi materiali. Scaccabarozzi attraverso l’intervento sul materiale che ha scelto, lo astrae dall’utilità, dandogli nuova forma, e inserendolo come atto di intenzione artistica nel discorso visuale ,(e dell’architettura). Liberando il materiale dal suo uso quotidiano, permette allo spettatore di leggerlo in una nuova luce; in modo realistico e metafisico insieme. 

Non c’è nessun aspetto socio-politico in questo atto di trasformazione: il polietilene in questi lavori non è un materiale “povero” riscattato con l’arte, nessuna associazione poetica che ricordi l’uso della tela di sacco, ferro e catrame, i sacchi e l’immondizia dell’arte povera. E’ quello che è e niente altro, un semplice materiale libero da riferimenti. La sua rivelata “bellezza” non è una proprietà inerente o una associazione sentimentale, ma un contributo conferitogli dalla determinazione estetica dell’artista. Le sue qualità, di immagine-oggetto sono percepite indipendentemente dal suo inteso valore-utilità precedente. In effetti, le proprietà che definiscono l’oggetto d’uso, al di là del suo colore, (come lo spessore, la resistenza, la durabilità, ecc.), sono senza interesse per l’amatore di oggetti d’arte. E’ la specifica natura del materiale che serve perfettamente alle intenzioni artistiche di Scaccabarozzi. 

In primo luogo non ha nessuna portata ideologica; neutro e anonimo, è privo di carica affettiva. I suoi colori sono definiti chimicamente. E l’artista non ha alcuna preferenza di uno o dell’altro, poiché non esige alcuna funzione descrittiva o evocatrice. Paradossalmente, questo ha l’effetto di fare di ogni colore sorpresa nella sua nuova manifestazione, ogni taglio, riflette o assorbe la luce in direzioni lievemente diverse: questi sono effetti sui quali l’artista non ha né il potere né il desiderio di esercitare il controllo. Significativamente, Scaccabarozzi interviene sul materiale con la tecnica del tagliare in negativo, una procedura di sottrazione di materiale che crea l’opera. E’ stupefacente quanto il polietilene si adatti a tale proposito: tagliare e semplicemente appendere su un filo teso fra due chiodi. Scaccabarozzi scegliendo questo materiale, si libera dalla costrizione di decidere in rapporto al colore e alla materia. L’artista ha semplicemente tagliato e appeso: allo spettatore è affidato l’incarico di creare significato basandosi sul materiale, sul colore e sulla forma. (A tale proposito questi lavori sono categoricamente differenti dalle carte ritagliate di Matisse, dove la forma delle carte dipinte è disposta pittoricamente sulla tela o sul muro). 

Scegliendo la pura forma ortogonale nelle sue opere più recenti, Scaccabarozzi ha il pregio di rimuovere un’altra complicazione, quella del movimento dinamico della diagonale. Egli elimina qualsiasi rappresentazione formale e tutte le possibilità narrative. Noi ci troviamo di fronte alla convenzione statica e all’economia di mezzi della verticale e della orizzontale pura. Se queste forme ci ricordano le forme architettoniche come fossero diagrammi di ostacoli, listelli e stipiti di finestre, o diritti intervalli di recinzioni, e perfino  colonnati di templi, si tratta di impressioni fuggitive della mente. Non più solide di un sogno sostenuto dalle regole dell’architettura. Sono impressioni immediatamente smentite dalla diafana fragilità dell’oggetto stesso, sgualcito e piegato, sensibile a  una leggera  corrente d’aria, luccicante e ondeggiante sulla linea del filo, e attraversato dalla luce. Così queste impressioni architettoniche sono negate e confutate dal materiale che ha saputo dare loro un aspetto fisico, materiale che non richiama il legno né la pietra, e non ci ricorda nessuna solidità tipica degli elementi architettonici. Queste opere si presentano come qualcosa di raro e meraviglioso: il fenomeno del colore fatto materia.   …

  

MEL GOODING       Luglio 2000

Informazioni aggiuntive

  • Museo/Galleria: Centre Régional d'Art Contemporain, Montbéliard
  • Periodo: 23 Settembre - 19 Novembre 2000
  • Artisti: Stéphane Bordarier, Antonio Scaccabarozzi, Sean Shanahan